Come monitorare gli odori degli impianti di compostaggio

Pubblicata da GeoNose il 20 Maggio 2020
Approfondimento

A Pratosardo si è potuto accertare il disagio del Centro di Compostaggio e mettere in campo una serie di migliorie per superare i problemi che rendono l’aria irrespirabile.

Gli impianti di compostaggio sono spesso oggetto di lamentele da parte della popolazione a causa degli odori che producono.

La stessa situazione coinvolge molte realtà operanti nel settore agricolo e industriale, a causa dei loro processi produttivi o della natura stessa del materiale trattato.  Impianti di depurazione, di trattamento dei rifiuti o aziende operanti nel settore conciario, compresi gli allevamenti, possono essere fonte di inquinamento odorigeno

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Cosa monitorare

Come si può agire dunque nell’interesse di tutti, creando un ciclo virtuoso delle attività collegate allo smaltimento?
Un esempio concreto è il progetto pubblico di monitoraggio degli odori a Pratosardo, in provincia di Nuoro. In questo caso Geonose con il primo servizio SAAS (Software As AService) dedicato al rilevamento degli odori nell'ambiente, ha avviato un progetto per poter segnalare il disagio creato dal Centro di Compostaggio gestito dal Consorzio provinciale di Nuoro ed entrato in esercizio nell’aprile 2017.

Le attività di monitoraggio sono necessarie a registrare che le attività produttive siano conformi alla normativa ambientale, garantendone il rispetto e l’attuazione nell’interesse della collettività.
Le numerose segnalazioni di molestie olfattive da parte dei residenti hanno spinto l’Amministrazione locale ad avviare un’attività di controllo e a richiedere il supporto tecnico di Geonose.
Grazie alla segnalazione e al monitoraggio degli odori dell’impianto si è potuto accertare il disagio creato, così che la Regione ha finanziato una serie di indispensabili migliorie, con l’obiettivo di superare i problemi da tempo denunciati che rendono l’aria irrespirabile.Attualmente la campagna di rilevamento è in corso.

In cosa consiste il processo di compostaggio

Il processo di compostaggio consiste nella trasformazione di rifiuti organici solidi derivanti dalla raccolta differenziata del cosiddetto “umido domestico” o FORSU (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano) e/o degli scarti vegetali in compost, un tipo di terriccio che può essere utilizzato come fertilizzante nei terreni agricoli. Dal processo di compostaggio ha inoltre origine il biogas, una miscela di gas derivanti dai processi di degradazione della materia organica da parte di microorganismi, il quale può essere a sua volta utilizzato per la produzione di energia elettrica, energia termica o biometano.

Gli impianti di compostaggio in Italia

I dati sugli impianti di compostaggio in Italia sono forniti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che rileva la seguente situazione aggiornata al 2019 (riferita al 2018), con un numero complessivo di 281 Impianti di compostaggio e 646 Impianti complessivi di smaltimento rifiuti di tutte le tipologie:

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I metodi di compostaggio possono essere di diverse tipologie a seconda della qualità e quantità della matrice organica trattata e dell’ubicazione dell’impianto (disponibilità di spazio, topografia, vicinanza a zone residenziali, ecc...). Nonostante si tratti quindi di un processo virtuoso, nella maggior parte dei casi questa tipologia di impianto non è indenne da implicazioni di carattere sociale proprio a causa del forte impatto degli odori che ne derivano. Infatti, le emissioni odorigene possono essere rilasciate nel corso dell’intero processo, in relazione anche alla carica odorigena di partenza, dovuta alla tipologia di materiale trattato e alle attività coinvolte:

  • raccolta e trasporto,
  • movimentazione del materiale in impianto,
  • fase di trasformazione biologica.

La prevenzione e l’abbattimento degli odori

Chi gestisce un impianto di compostaggio deve fare i conti con il problema della gestione degli odori e deve mettere in atto congiuntamente:

  • sistemi di prevenzione: riduzione dei tempi di stazionamento del materiale, verifica della presenza di condizioni di aerazione ottimali, copertura dei cumuli, confinamento in strutture chiuse.
  • sistemi di abbattimento: trattamento dell’emissione convogliata.
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Per quanto concerne i sistemi di abbattimento, le possibili risposte sono principalmente tre:

  • i biofiltri: la soluzione più diffusa per gli impianti di trattamento di materiale organico, ed in particolare gli impianti di compostaggio.
  • gli scrubber: sistemi di abbattimento che prevedono sostanzialmente il lavaggio dei fumi originati da una produzione.
  • le barriere osmogeniche: reti di ugelli che, grazie ad un sistema di dosaggio e ad una pompa, spruzzano apposite soluzioni neutralizzanti sulle aree odorigene da trattare.

Abbiamo trattato l’argomento nell'articolo "Come risolvere i problemi di inquinamento odorigeno", in cui è possibile approfondire tutti i dettagli. Solo con attività concrete è possibile risolvere l’annosa questione dei miasmi che coinvolge gli impianti di compostaggio, come quello di Prato Sardo. 

Questi impianti sono di indubbia utilità perché consentono la gestione dello smaltimento in loco, senza dover ricorrere a costi di trasporto e di trattamento dei rifiuti in impianti di altre regioni e anche perché producono compost e biogas. Ma vanno poi garantite tutte quelle attività che evitano l’inquinamento odorigeno